Why Vintage Is The Future (Again)
Come l'archivio sta riscrivendo le regole del fashion system.
7/31/20251 min leggere


Cosa hanno in comune A$AP Rocky, Bella Hadid e Dua Lipa? Una risposta sola: vintage.
Ma non quel “vintage” da mercatino impolverato—parliamo di capi archiviati, ricercati, spesso introvabili, che oggi valgono più di una capsule firmata. E se fino a qualche anno fa la moda guardava solo avanti, adesso è tutto un rewind.
Il fashion system è in piena fase nostalgia. E non è solo una questione di estetica Y2K: è una vera rivoluzione culturale.
Nel 2024, secondo Lyst, le ricerche per capi vintage firmati sono cresciute del 38% rispetto all’anno precedente.
E mentre Balenciaga copia silhouette da archivi ’90, Miu Miu reinterpreta le gonne college che trovavi nel guardaroba di tua zia, la Gen Z sta riscrivendo il significato di “nuovo”.
Non è un caso se i fashion show più chiacchierati sembrano scappati da un VHS: Martine Rose, Wales Bonner, Diesel, ERL—tutti giocano con codici retrò, mescolando skate culture, rave vibes e sfilate di provincia. Il risultato? Una moda che non inventa, ma rielabora.
E lo fa con una consapevolezza nuova: meno fast, più forever.
Perché il vintage non è solo “second hand”, è heritage, è storia indossabile, è quella felpa Russell che hai trovato in un drop e che oggi varrebbe più di una hoodie Supreme del 2020.
È un atto di ribellione al ciclo infinito di micro-tendenze. È sostenibilità vera, non solo sbandierata.
Oggi vestirsi vintage non è un ritorno al passato, è un modo per avere futuro.
Chi lo capisce prima, vince
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